Amnesty International ha ufficialmente chiesto alla FIFA e alla UEFA di escludere Israele dalle competizioni calcistiche internazionali. La richiesta, presentata il 30 settembre 2025, si basa su una serie di violazioni dei diritti umani che, secondo l’organizzazione, renderebbero incompatibile la partecipazione di Israele alle attività sportive globali. In particolare, Amnesty denuncia l’uso sistematico della forza contro la popolazione palestinese, la distruzione di infrastrutture civili e il blocco di attività sportive nei territori occupati.
La presa di posizione arriva in un momento di forte tensione geopolitica, con diversi organismi internazionali che stanno riesaminando il ruolo delle federazioni nazionali nei contesti di conflitto.
Il calcio deve trasmettere valori

Amnesty ha sottolineato come il calcio, in quanto veicolo di valori universali, non possa ignorare le responsabilità politiche e sociali dei suoi membri. La richiesta è stata inviata direttamente ai vertici della FIFA e della UEFA, con l’obiettivo di aprire un dibattito formale sulla questione. Secondo l’organizzazione, il precedente dell’esclusione della Russia nel 2022 rappresenta un precedente utile per valutare misure analoghe. Amnesty ha inoltre evidenziato come diverse squadre palestinesi siano state impossibilitate a disputare gare ufficiali a causa di restrizioni imposte dalle autorità israeliane, compromettendo il principio di equità sportiva.
Amnesty in pressing
La FIFA e la UEFA non hanno ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito, ma fonti vicine alle due federazioni parlano di una fase di valutazione interna. L’eventuale esclusione di Israele avrebbe ripercussioni significative sul calendario internazionale, coinvolgendo sia le qualificazioni ai tornei maggiori che le competizioni giovanili e femminili.
Amnesty ha ribadito che la sua richiesta non è contro il popolo israeliano, ma contro le politiche governative che, secondo l’organizzazione, violano sistematicamente i diritti fondamentali. Il dibattito è destinato a crescere, e il mondo del calcio potrebbe trovarsi presto di fronte a una decisione storica.
