Il dibattito sul destino dello stadio di San Siro, simbolo di Milano e tempio del calcio italiano, non si placa.
Dopo mesi di tensioni, il Comitato “Sì Meazza” è tornato alla carica con una nuova integrazione del proprio esposto alla Corte dei Conti, chiedendo trasparenza sull’operazione che dovrebbe portare alla vendita del Meazza ai due club milanesi.
Al centro della contestazione non ci sono solo i numeri o i lavori previsti, ma una domanda semplice e diretta. Chi sta davvero comprando San Siro? Dietro la cordata formata da Inter e Milan si muove un intreccio di società, fondi e partecipazioni che, secondo il Comitato, merita di essere chiarito fino in fondo.
L’esposto integrativo: 56 rilievi per fare luce sull’operazione
La nuova memoria, depositata lo scorso 23 ottobre, integra l’esposto presentato già a maggio e contiene 56 rilievi distinti.
Ogni capitolo analizza un punto specifico della delibera comunale che ha dato il via libera alla vendita dello stadio e delle aree circostanti ai due club. Secondo il presidente del Comitato, Luigi Corbani, l’obiettivo è garantire trasparenza e correttezza amministrativa in un’operazione che riguarda un bene pubblico di enorme valore simbolico ed economico.
Tra i punti sollevati ci sono:
- il presunto vincolo architettonico sul secondo anello dello stadio, che — secondo il Comitato — sarebbe attivo già da gennaio 2025.
- la valutazione economica del complesso sportivo, ritenuta troppo bassa rispetto al valore reale dell’area.
- la realizzazione del Tunnel Patroclo, considerata come compensazione degli oneri di urbanizzazione dovuti al Comune.
Chi sono le società che vogliono comprare San Siro

È proprio su questo punto che l’esposto diventa più interessante. Il Comitato “Sì Meazza” vuole sapere con precisione chi ci sia dietro alle società create per gestire l’acquisto e la futura proprietà dello stadio.
I nomi citati sono quattro: Blueco Srl, Red Stadco Srl, NSM Holding e Stadio San Siro Spa. Dietro questi veicoli societari si muovono gli interessi di Inter e Milan, ma mancano ancora informazioni chiare su statuti, atti costitutivi e catene di controllo effettive.
La richiesta di chiarezza diventa ancora più urgente dopo il recente passaggio del fondo Oaktree, proprietario dell’Inter, sotto il controllo del colosso canadese Brookfield Asset Management. Un cambiamento che, secondo il Comitato, potrebbe modificare gli equilibri finanziari e la governance dell’intera operazione.
Vincoli, oneri e valutazioni: i nodi irrisolti
Oltre al tema delle società, il Comitato solleva altre questioni fondamentali.
Il vincolo architettonico sul secondo anello, se effettivamente in vigore da inizio 2025, potrebbe rendere illegittime o da rivedere alcune parti del progetto di vendita e ristrutturazione.
Poi c’è la questione del Tunnel Patroclo, un’infrastruttura che rientra nel pacchetto dell’accordo con il Comune.
Secondo la delibera, la costruzione del tunnel verrà “scalata” dagli oneri di urbanizzazione che i club dovrebbero versare, una scelta che — sempre secondo il Comitato — riduce il contributo reale dei privati e aumenta il rischio di un danno economico per l’amministrazione.
Infine, la valutazione complessiva dell’area: troppo bassa, secondo i cittadini del “Sì Meazza”, rispetto al valore di mercato di un complesso che comprende uno degli impianti sportivi più famosi al mondo e un’intera zona strategica di Milano.
La replica del Comune e la posizione dei club

Il Comune di Milano difende la legittimità dell’operazione.
Secondo Palazzo Marino, la vendita del Meazza rientra in un più ampio progetto di riqualificazione urbana e garantirà una “nuova vita” all’area, con spazi pubblici, aree verdi e nuove funzioni economiche.
Dal canto loro, Inter e Milan sostengono che la creazione di una società unica per gestire il progetto consentirà di costruire uno stadio moderno, efficiente e all’altezza degli standard europei.
Il presidente del Milan, Paolo Scaroni, ha dichiarato che l’obiettivo è “realizzare lo stadio più bello d’Europa” e che la trasformazione dell’area di San Siro porterà benefici a tutta la città.
Cosa succede adesso
Il futuro dell’operazione resta aperto.
Il Comitato “Sì Meazza” ha annunciato che valuterà anche un ricorso al TAR della Lombardia contro la delibera comunale, mentre la Corte dei Conti dovrà esaminare la nuova documentazione per verificare l’eventuale presenza di danni erariali o irregolarità.
Se venissero accertate criticità, non si escludono conseguenze pesanti: dalla sospensione dell’atto amministrativo fino a una revisione del contratto di vendita. Il calendario corre: il Comune e i club vorrebbero completare la procedura in tempo per rispettare i piani di sviluppo legati ai grandi eventi internazionali, tra cui gli Europei di calcio 2032, ma ogni nuova contestazione rischia di rallentare il percorso.
La battaglia per il futuro di San Siro è tutt’altro che finita. Il Comitato “Sì Meazza” continua a chiedere trasparenza, legalità e tutela del patrimonio pubblico, mentre il Comune e i club puntano a trasformare lo storico impianto in un moderno polo sportivo e commerciale. Ma la domanda di fondo rimane aperta. Chi compra davvero San Siro?
Finché non saranno resi pubblici i documenti e chiarite le catene di controllo, quella risposta resterà sospesa. Cosi’ come il destino di uno dei luoghi più iconici del calcio mondiale.
