Cristian Chivu ha ribaltato ogni pronostico. Dopo un avvio di stagione complicato, segnato dalle sconfitte contro Juventus e Udinese, l’allenatore dell’Inter era stato messo in discussione da stampa e tifosi.
In molti lo consideravano inesperto, non pronto per gestire una squadra con ambizioni da vertice. Ma la risposta è arrivata sul campo, con sei vittorie consecutive che hanno rilanciato i nerazzurri in piena corsa scudetto. L’ultima, sul campo della Roma, ha permesso all’Inter di agganciare proprio i giallorossi e il Napoli in testa alla classifica.
Prova superata

La partita dell’Olimpico ha mostrato tutto il carattere della squadra. L’Inter ha colpito subito con Bonny, servito in verticale da Barella, e poi ha gestito con ordine, compattezza e lucidità.
Non ha dominato, ma ha saputo soffrire, ha saputo leggere i momenti e ha dimostrato una maturità tattica che smentisce ogni accusa di inesperienza. Chivu ha costruito un gruppo solido, capace di adattarsi alle situazioni e di mantenere alta l’intensità per tutta la gara.
Il gioco dell’Inter è diventato riconoscibile. Pressione alta, verticalizzazioni rapide, gestione intelligente del possesso e una fase difensiva sempre più affidabile. Bonny si sta rivelando una risorsa preziosa, Barella è tornato ai suoi livelli migliori, e Mkhitaryan offre equilibrio e qualità. La squadra non dipende dai singoli, ma funziona come collettivo. E questo è merito dell’allenatore.
Chivu: un dittatore democratico

La gestione del gruppo è un altro punto di forza. Chivu ha saputo valorizzare le alternative, ha ruotato gli uomini senza snaturare il sistema, ha dato fiducia ai giovani e ha mantenuto la calma nei momenti difficili. La sua leadership è silenziosa ma efficace, e il rendimento della squadra lo dimostra.
La scelta della dirigenza, inizialmente contestata, si sta rivelando vincente. Chivu non è più una scommessa: è il volto di una rinascita tecnica e mentale. Se il campionato si decide sulla continuità e sulla capacità di colpire nei momenti chiave, l’Inter è sulla strada giusta. E chi lo aveva sottovalutato è costretto a ricredersi.
