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La sfida tra Como e Juventus, terminata con la vittoria dei lariani per 2-0, ha avuto un’appendice polemica che ha coinvolto direttamente Cesc Fabregas e Igor Tudor. Il tecnico spagnolo, squalificato e in tribuna, ha risposto con tono pungente alle dichiarazioni del collega croato, che alla vigilia aveva definito il Como “una finta piccola” e sottolineato come “tutti i giocatori siano stati scelti dall’allenatore”. Fabregas ha replicato: “Mi chiami pure mister, perché lui ieri mi ha chiamato sempre ‘l’allenatore del Como’. Ha detto che siamo un esempio, ma forse non gli hanno spiegato bene tutta la storia”.

Dietro la cortesia, il fastidio

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La risposta di Fabregas, formalmente rispettosa, ha lasciato trasparire un disappunto evidente. Le parole di Tudor sono state percepite come una riduzione semplificata del lavoro svolto a Como, e il tecnico spagnolo ha colto l’occasione per ribadire la propria visione. Crescita, identità, metodo: queste sono le basi del club lariano. Il botta e risposta ha riflesso due stili opposti: diretto e ruvido Tudor, elegante ma tagliente Fabregas.

Il precedente di febbraio: tensione già latente

Non è la prima volta che Fabregas incrocia polemicamente il mondo Juventus. Già nel febbraio 2025, quando sulla panchina bianconera sedeva Thiago Motta, lo spagnolo aveva dichiarato: “Noi e la Juventus siamo allo stesso livello di progetto. Entrambi puntiamo a crescere attraverso i giovani”. Una frase che aveva suscitato reazioni contrastanti, interpretata da molti come una provocazione. Il confronto tra Como e Juve, per quanto impari sul piano storico, si fonda su due percorsi paralleli: uno in ricostruzione, l’altro in affermazione.

Due modelli, una sfida ideologica

La Juventus, reduce da anni turbolenti e da un ridimensionamento tecnico ed economico, cerca una nuova identità. Il Como, sostenuto dai fratelli Hartono e da una visione manageriale ambiziosa, costruisce un progetto moderno e sostenibile. Lo scontro tra Fabregas e Tudor diventa così il simbolo di due modi diversi di intendere il calcio italiano. Il primo fondato sulla visione e sulla crescita, l’altro sulla pressione e sull’immediatezza dei risultati.