Il trasferimento di Woltemade dallo Stoccarda al Newcastle per 90 milioni di euro ha scatenato la reazione durissima di Uli Hoeness, membro del board del Bayern Monaco. Il dirigente tedesco ha commentato così:
“Quello che ha fatto il Newcastle non c’entra niente col calcio, al massimo col Monopoli”.
Una frase che racchiude il malessere di molti club europei di fronte alla potenza finanziaria della Premier League, capace di stravolgere ogni logica di mercato.
Il Bayern, ad esempio, si era fermato a 55 milioni, ritenendo già quella cifra al limite. Lo Stoccarda ne chiedeva 75, ma il Newcastle ha rilanciato fino a 90, chiudendo l’affare senza battere ciglio.
Premier vs Bundesliga

Il caso Woltemade è solo l’ultimo esempio di una frattura profonda tra il calcio inglese e quello del resto d’Europa. Mentre Bundesliga, Serie A e Ligue 1 si cercano di mantenere equilibrio tra bilanci e competitività, in Premier League si assiste a una corsa sfrenata al colpo milionario.
I club inglesi, sostenuti da diritti TV colossali e proprietà internazionali, possono permettersi cifre che altrove sarebbero considerate folli.
Questa disparità non è solo economica, ma anche culturale. In Germania, ad esempio, il modello 50+1 garantisce un controllo ai tifosi e limita le derive speculative.
In Inghilterra, invece, il calcio è sempre più assimilabile a un’industria globale, dove il valore sportivo spesso si piega a quello commerciale.
Il rischio di un mercato squilibrato

La denuncia di Hoeness non è isolata. Sempre più dirigenti europei temono che il calcio stia perdendo il senso della misura.
La Premier League sta diventando una lega a parte. Un campionato capace di attrarre talenti in cerca di fama e di gloria ma anche capace di gonfiare i prezzi.
Il rischio è quello di un mercato drogato dove le valutazioni non rispecchiano più il valore tecnico. Solo chi ha disponibilità economica può competere. E in questo scenario, il calcio europeo rischia di perdere competitività e identità.
