Negli ultimi giorni ha preso quota un’indiscrezione che fa tremare gli equilibri del paddock: Christian Horner alla Ferrari. Il nome del britannico è tornato prepotentemente in pole position in diversi articoli italiani e fonti del motorsport, alimentando voci su un clamoroso sbarco a Maranello. Ma quanto è credibile questa pista? E cosa cambierebbe realmente se fosse confermata?
Secondo alcune fonti, il rumor nascerebbe da valutazioni avviate da John Elkann, che vedrebbe in Horner una figura capace di incarnare un progetto autoritario simile a quello che fu Jean Todt per la Ferrari.
In queste settimane, alcune testate hanno parlato di un “profilo di grande esperienza da inserire nella nuova era post-2026”, con Horner citato come candidato principale.
Il rinnovo di Vasseur è solo di facciata?

Anche se nessuna conferma formale è arrivata da Maranello, i segnali strutturali, come il recente rinnovo di Frédéric Vasseur, fanno pensare che la squadra non stia cercando di smantellare l’organico dirigente nel breve termine. 
Un ostacolo non da poco è rappresentato dal “gardening leave” previsto dall’uscita da Red Bull. Horner potrebbe essere vincolato a periodi di inattività forzata prima di poter assumere ruoli altrove, limitando la possibilità di un ingresso fulmineo alla Ferrari. 
Il suo profilo richiederebbe un ruolo con pieni poteri decisionali, mentre la struttura di comando interna della Ferrari è storicamente articolata e stratificata, non facile da rivoluzionare overnight. 
Non meno rilevante è la questione d’immagine. Sebbene le accuse contro Horner siano state archiviate, quella vicenda resta un’ombra che Ferrari dovrebbe gestire con cautela, considerando il peso del marchio e la sua visibilità internazionale.
Il nuovo regolamento 2026 un problema

E poi ci sarebbe il contesto tecnico. Il 2026 segnerà l’avvento di un nuovo regolamento in Formula 1. Cambiare al vertice proprio durante una fase di transizione regolamentare potrebbe destabilizzare il progetto ingegneristico. La Ferrari sembra aver già delineato un percorso con Vasseur al comando, e sovvertire quel disegno comporterebbe rischi evidenti. 
Insomma, Horner-Ferrari resta una suggestione carica di fascino, ma lontana dall’essere un’operazione imminente. Se il progetto 2026 non decollerà come previsto, un nome forte, con carisma e curriculum, potrebbe essere richiamato all’ordine.
Ma per davvero portare a Maranello un uomo del peso di Horner, servirà una convergenza di volontà politiche, tempi contrattuali e coraggio dirigenziale. Fino ad allora, rimane un candidato intrigante, non una certezza.
