Il calcio italiano continua a produrre allenatori di altissimo profilo, capaci di innovare, valorizzare i giovani e proporre un gioco moderno. Eppure, molti di loro sono costretti a cercare fortuna all’estero.
Roberto De Zerbi, Francesco Farioli e Enzo Maresca, tre tecnici che stanno brillando fuori dai confini nazionali. Tre profili che in Serie A non hanno mai ricevuto una vera occasione.
De Zerbi guida il Marsiglia, Farioli domina col Porto

Roberto De Zerbi, dopo l’esperienza al Brighton, ha preso in mano il Marsiglia e lo ha portato in vetta alla Ligue 1, battendo anche il PSG. Il suo calcio propositivo, fatto di possesso e verticalità, ha conquistato la Francia e rilanciato un club in cerca di identità.
Francesco Farioli, dopo le esperienze in Turchia, è approdato al Porto, dove ha subito imposto il suo stile. Primo posto in campionato, valorizzazione dei giovani e una proposta tattica che ha sorpreso anche gli osservatori più scettici.
Maresca vince il Mondiale per club e convince al Chelsea

Enzo Maresca, al Chelsea, ha già messo in bacheca il primo Mondiale per club allargato, battendo il PSG.
In Premier League è stabilmente nelle zone alte della classifica, e il suo lavoro è apprezzato per la capacità di costruire gioco, gestire pressioni e dare continuità a un progetto tecnico ambizioso.
Il paradosso della Serie A: talento ignorato

Il successo di questi allenatori all’estero solleva una domanda inevitabile: perché in Italia non trovano spazio? La Serie A continua a preferire profili già noti, spesso legati a un calcio più conservativo.
Il sistema sembra poco incline a scommettere su idee nuove, e questo costringe i migliori a emigrare. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il “made in Italy” vince, ma lo fa lontano da casa.
