Napoli–Inter non è stata solo una sfida di vertice. È stata il palcoscenico di un confronto personale, emotivo e verbale tra Antonio Conte e il suo passato nerazzurro. Il 3-1 finale ha certificato la superiorità del Napoli sul campo, ma ha anche scoperchiato un vaso di tensioni che da tempo ribolliva sotto la superficie. E stavolta, il veleno non è rimasto tra le righe.
Il fastidio nerazzurro: parole che bruciano

All’Inter non è andato giù il rigore concesso a Di Lorenzo, poi definito un errore dall’AIA. Ma il vero malumore è esploso nel post-partita, quando Conte ha attaccato frontalmente l’ambiente nerazzurro. Le sue parole contro Marotta — “il dirigente che fa l’escalation” — sono state considerate gravi e inopportune. Ancora più sgradito il riferimento a Chivu, che aveva scelto il silenzio e il fair play. Conte, invece, ha armato il bazooka: “Io non lo avrei permesso da allenatore a un mio dirigente. Così si sminuisce anche il tecnico”.
Un equivoco che ha acceso la miccia

Secondo fonti interne, Conte pensava che Chivu non avrebbe parlato ai media, lasciando spazio solo a Marotta. Quando ha scoperto che il tecnico romeno aveva scelto la via diplomatica, il contrasto si è fatto più evidente. Il Napoli ha vinto, ma Conte ha voluto dominare anche il racconto, sottolineando che “L’Inter è la più forte, poteva vincere di più in questi 4 anni”. Una frase che ha irritato Viale della Liberazione, dove si ricordano bene le esplosioni del Conte interista: da Dortmund a Parma, sempre alla ricerca di protezione dirigenziale. Sabato, invece, ha rivendicato l’autonomia.
Un comportamento che va oltre il campo
Ma il vero punto critico, secondo chi osserva da vicino, è stato l’atteggiamento tenuto da Conte durante la gara. Gesti provocatori, parole rivolte ai giocatori dell’Inter, e una diatriba a distanza con Lautaro Martinez che ha riacceso vecchie tensioni. Non si è trattato solo di agonismo: è sembrato un comportamento deliberatamente irrispettoso, che ha superato i confini della professionalità e del rispetto reciproco. E in un contesto di visibilità globale, qualcuno dovrebbe iniziare a chiedersi se certi atteggiamenti meritino una sanzione.
L’Inter dovrebbe esporsi
In questo clima, l’Inter ha scelto la via del silenzio. Ma forse è il momento di cambiare registro. Senza ricorrere a comunicati ufficiali, il club potrebbe denunciare — anche solo con dichiarazioni mirate — la condotta del tecnico avversario. Perché il rispetto non è un optional, e il calcio italiano non può permettersi di normalizzare certi comportamenti. Conte ha vinto, ma ha anche oltrepassato un limite. E ignorarlo sarebbe un errore.
