A volte, le porte della prima squadra si aprono per necessità. Altre volte, per talento. Nel caso di Henrikas Adomavicius, classe 2009, entrambe le condizioni si sono allineate. L’infortunio al polso di Raffaele Di Gennaro, terzo portiere dell’Inter, ha lasciato un vuoto ad Appiano Gentile. Il club ha scelto di riempirlo con un profilo fuori dal comune: due metri di altezza, riflessi da veterano e una crescita verticale.
Arrivato lo scorso inverno dal Kauno FM con l’Under 16, Adomavicius ha bruciato le tappe. In pochi mesi è passato all’Under 18 e poi convocato in Primavera. Ora, dopo l’inforutnio di Di Gennaro, è stato aggregato alla prima squadra sotto la guida di Cristian Chivu. Un percorso che racconta più di una semplice emergenza: parla di fiducia, visione e scouting internazionale.
Profilo tecnico: altezza, reattività e margini di crescita
Adomavicius non è solo un portiere alto. È un atleta con coordinazione sorprendente per la sua struttura, capace di coprire lo specchio con naturalezza e di gestire il gioco con i piedi. Il suo stile ricorda quello dei portieri nordici: essenziale, pulito, senza fronzoli.
La sua presenza in allenamento con i grandi è un segnale chiaro: l’Inter lo considera un prospetto da monitorare, magari da lanciare gradualmente in contesti controllati.
Non solo Adomavicius: la linea verde dell’Inter
In settimana, insieme a lui, si sono allenati altri due talenti dell’Under 18: Matheo Arntzen (centrocampista, classe 2009) e Jonas Strand (attaccante, classe 2008), entrambi provenienti dal Bodo/Glimt. La linea verde nerazzurra si rafforza, con un mix di scouting nordico e integrazione precoce.
Adomavicius è ancora lontano dal debutto ufficiale, ma il suo nome è già sul taccuino. E in un calcio che premia precocità e struttura, il gigante lituano potrebbe diventare più di una curiosità. Potrebbe essere il futuro tra i pali nerazzurri.
