Il nome di Norman Foster è tornato al centro del dibattito sul futuro di San Siro. Architetto britannico di fama mondiale, Foster è noto per aver firmato alcune delle opere più iconiche dell’architettura contemporanea, tra cui il Wembley Stadium, il Camp Nou rinnovato e il Lusail Stadium in Qatar. Il suo studio, Foster + Partners, è stato coinvolto nel progetto di riqualificazione dello stadio milanese, in collaborazione con Populous.
Un maestro dell’architettura sportiva
Foster ha sempre concepito gli impianti sportivi come spazi multifunzionali, capaci di unire estetica, tecnologia e sostenibilità. I suoi stadi sono pensati per essere vissuti anche al di fuori delle partite, con aree commerciali, spazi pubblici e servizi integrati. Il suo lavoro sul nuovo Camp Nou, ad esempio, ha previsto una struttura aperta, con forte connessione urbana e impatto ambientale ridotto.
Il progetto per San Siro: tra innovazione e memoria

Nel contesto milanese, Foster ha proposto una visione che punta a superare il Meazza, mantenendo però un legame con la storia calcistica della città. Il nuovo impianto, secondo le linee guida condivise con Populous, dovrebbe sorgere a San Siro, con una capienza di circa 70.000 posti e un investimento stimato di oltre un miliardo di euro. L’obiettivo è creare uno stadio moderno, condiviso da Milan e Inter, ma capace di diventare un simbolo architettonico europeo.
Un’eredità globale
Norman Foster non è solo un architetto di stadi: è un progettista che ha ridefinito il concetto di spazio pubblico. Dalla Apple Park in California alla Reichstag Cupola di Berlino, il suo lavoro ha influenzato generazioni di urbanisti e designer. Se il progetto di San Siro dovesse andare in porto, il suo nome sarebbe legato anche a una delle capitali storiche del calcio mondiale.
