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La partita tra Verona e Juventus non ha lasciato solo polemiche, ma anche una vittima illustre: Antonio Rapuano. L’arbitro del match, è stato ufficialmente retrocesso in Serie B.

Una decisione che arriva dopo le contestazioni per il rigore concesso ai bianconeri e il mancato rosso a Orban, episodi che hanno scatenato la furia di Igor Tudor e acceso il dibattito mediatico.

La scelta dell’AIA è chiara: punire l’errore, dare un segnale. Ma il segnale arriva con anni di ritardo.

Gli errori del passato: quando tutto veniva archiviato

L'Aia ha deciso di punire Rapuano per la direzione e le decisioni arbitrali prese durante il match tra Verona e Juventus

Perché se Rapuano oggi paga, altri arbitri in passato non hanno mai subito conseguenze? Basti pensare al 2024, quando l’Inter perse lo scudetto tra rigori negati, gol annullati e linee del fuorigioco tracciate con geometrie creative.

Nessuna retrocessione, nessuna sospensione. Solo silenzi e “valutazioni interne”. Oppure il caso di Massa, protagonista di più di un episodio controverso, o di Mariani, che nel 2023 fu al centro di polemiche per un rigore non concesso al Napoli contro la Lazio.

Tutti rimasti al loro posto, designati la settimana dopo, come se nulla fosse.

Il VAR sotto accusa: giustizia intermittente

Novità VAR in Serie A: gli arbitri annunceranno in diretta le decisioni VAR con un microfono. Maggiore trasparenza e coinvolgimento per tifosi e club.

Il vero nodo resta il VAR, che da strumento di giustizia è diventato spesso un amplificatore di tensioni. Quando interviene, è “invasivo”. Quando non lo fa, è “assente”.

E la gestione resta opaca. Rapuano, in quel Verona–Juve, ha seguito il protocollo. Ma il protocollo, si sa, è elastico. E stavolta non ha protetto.

Una punizione esemplare o un capro espiatorio?

La retrocessione di Rapuano sembra più una risposta mediatica che una riforma strutturale. Un modo per placare le polemiche, senza affrontare il vero problema: la mancanza di coerenza.

Perché punire un arbitro oggi, dopo anni di impunità, non è giustizia. È solo teatro. E il pubblico, stavolta, ha chiesto un finale diverso.