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L’8ª giornata di Serie A sara’ indubbiamente ricordata per il rigore concesso al Napoli per il contatto tra Mkhitaryan e Di Lorenzo. Durante la trasmissione Open Var su Dazn, Gianluca Rocchi, designatore degli arbitri di Serie A, ha spiegato nel dettaglio cosa è andato storto. Durante la trasmissione ha voluto sottolineare errori di procedura e una valutazione non corretta dell’episodio.

“La decisione non è corretta, non è calcio di rigore e ci saremmo aspettati un on field review. In una scala di responsabilità, la maggiore è dell’assistente Bindoni, poi dell’arbitro Mariani e infine del Var”.

L’ex direttore di gara ha criticato apertamente l’intervento dell’assistente, spiegando come negli ultimi anni si sia cercato di trasformare i guardalinee in “piccoli arbitri”, ma senza snaturare il loro ruolo:

“Non mi è piaciuta per niente l’ingerenza di Bindoni. Gli assistenti devono intervenire solo su episodi chiarissimi nella loro area di competenza”.

Cosa non ha funzionato al Var

Novità VAR in Serie A: gli arbitri annunceranno in diretta le decisioni VAR con un microfono. Maggiore trasparenza e coinvolgimento per tifosi e club.

L’episodio del rigore è diventato emblematico di un problema più ampio: la gestione confusa della comunicazione tra arbitro, assistente e sala Var.

Secondo quanto ricostruito da Open Var, il direttore di gara Maurizio Mariani ha inizialmente espresso dubbi sulla dinamica del contatto. L’intervento dell’assistente Bindoni, avrebbe convinto Mariano a concedere la punizione: “È rigore, è rigore”. In sala Var, gli arbitri di supporto discutevano sull’intensità del contatto e sull’effettiva responsabilità dei giocatori, ma senza intervenire con decisione per suggerire un on field review.

Rocchi ha definito “strana” la procedura seguita:

referee showing red card
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“Nasce tutto da una procedura molto particolare. Se Mariani lo avesse concesso live, lo avremmo accettato più facilmente. Ma il processo dal quale nasce il rigore non ci è piaciuto per niente”.

Il designatore ha inoltre sottolineato che il Var avrebbe dovuto essere più fermo:

“Se c’è un contatto, si interviene. Dobbiamo pretendere rigori chiari, interventi per togliere un gol evidente e soglie più basse solo per gravi falli di gioco. Questo rigore era sotto soglia”.

Il problema non è tanto la soggettività del contatto, quanto la perdita di coerenza procedurale: il Var deve servire a chiarire, non a complicare.

Rocchi traccia la linea per il futuro

L’intervento di Gianluca Rocchi rappresenta un chiaro messaggio al mondo arbitrale: serve rigore nel Var, ma non nel senso calcistico. La Serie A deve tornare a decisioni più limpide, con un Var che agisca solo su episodi evidenti, evitando confusione e pressioni interne tra assistenti e direttori di gara.

Parallelamente, il designatore ha ribadito che i rigori devono essere “chiari e netti”, mentre i falli dubbi o le situazioni borderline non devono compromettere il ritmo e la credibilità delle partite.
Rocchi ha promesso maggiore formazione e chiarezza nei protocolli, soprattutto per evitare che un errore di comunicazione diventi un caso nazionale. In un campionato sempre più equilibrato, l’obiettivo è uno solo: trasparenza, uniformità e rispetto per il gioco.