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A poche ora dal suo primo Derby d’Italia da allenatore della Juventus, Igor Tudor non si nasconde. Il tecnico croato ha parlato con passione e lucidità del momento bianconero, del valore della sfida contro l’Inter e delle sue ambizioni personali e professionali.

“Vale più di tre punti,” ha detto riferendosi al big match contro i nerazzurri. “A me questo peso piace, mi viene più facile preparare queste partite. L’Inter è una grande squadra, con giocatori maturi e due finali di Champions alle spalle. Ma noi ci giochiamo le nostre carte.”

Un legame profondo con la Juve

Tudor ha raccontato il suo legame viscerale con il club: “La Juve è una parte di me. Mi ha costruito come persona e come professionista. Quando arrivai nel ’98 era la squadra che vinceva la Champions, era quasi irreale. Ricordo Zidane che si allenava da solo su un campo preparato ogni giorno. Erano tempi diversi, portavamo noi i palloni e le porte. Marcello Lippi ci insegnava così.”

Il tecnico ha citato compagni come Iuliano, Montero, Pessotto, Birindelli e Del Piero, sottolineando come l’esempio fosse il vero metodo educativo: “Si insegna con i fatti, con la coerenza. L’allenamento è tutto, la partita è la cosa più facile.”

Bremer e lo spirito della squadra

Parole importanti anche per Bremer, definito “un leader di cui lo spogliatoio ha bisogno. È buonissimo fuori, ma in campo diventa cattivo. Si mette a disposizione, abbiamo un buon rapporto.”

Lo scudetto? “Non ne parlo, ma ci credo. Ma non parlo mai di obiettivi. Parlo di cose concrete. Gli obiettivi si raggiungono, non si dichiarano.”
Il Derby d’Italia non sarà solo una sfida di classifica, ma un banco di prova per capire se la Juventus può davvero tornare a lottare per il vertice.