In Turchia è esploso uno scandalo scommesse che coinvolge oltre il 65% degli arbitri professionisti: 371 su 571 hanno conti attivi su piattaforme di gioco, e 152 scommettono regolarmente. La rivelazione arriva direttamente dal presidente della Federazione.
Scandalo scommesse in Turchia: 371 arbitri coinvolti, 152 attivi
Una rivelazione shock scuote il calcio turco. Il presidente della Federcalcio locale ha dichiarato pubblicamente che 371 arbitri su 571 risultano titolari di conti attivi su piattaforme di scommesse, e 152 di loro scommettono regolarmente. Il dato è emerso da un’indagine interna condotta dalla Federazione, che ha incrociato i nominativi degli ufficiali di gara con i registri delle principali piattaforme di gioco.
La denuncia ufficiale
La dichiarazione è arrivata durante una conferenza stampa istituzionale, in cui il presidente ha parlato apertamente di “una situazione inaccettabile che mina la credibilità del sistema arbitrale”. L’indagine, avviata nei mesi precedenti, ha rivelato una rete diffusa di comportamenti incompatibili con il ruolo di ufficiale di gara. Il presidente ha promesso “provvedimenti immediati e radicali”, compresa la sospensione di tutti gli arbitri coinvolti fino a nuova verifica.
Impatto sul campionato
Lo scandalo ha già avuto ripercussioni sul campionato turco. Alcune partite sono state affidate a ufficiali esterni o sospese in attesa di chiarimenti. La Federazione ha chiesto supporto alla UEFA per monitorare le designazioni arbitrali e garantire trasparenza. Club e tifosi hanno reagito con indignazione, chiedendo una riforma profonda del sistema.
Cosa aspettarsi
La notizia ha avuto eco anche fuori dai confini nazionali, con diverse federazioni europee che stanno rivedendo i propri protocolli di controllo. Il caso turco potrebbe diventare un precedente per nuove normative internazionali sul conflitto d’interesse nel mondo arbitrale.
Lo scandalo è destinato a lasciare il segno, non solo in Turchia ma nel calcio europeo. La trasparenza arbitrale torna al centro del dibattito, e le istituzioni sono chiamate a intervenire con fermezza.
